Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Valzer con Bashir

di Vincenzo Spalice

Notte, interno di un bar, mentre fuori piove Boaz Rein confessa al regista israeliano Ari Folman il suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da 26 cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè quando l'esercito israeliano occupava una parte del Libano a lui, incapace di uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano, abbaiando, l'arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto 26.
È allora che Folman, che ha combattuto durante la guerra del Libano nel 1982, si accorge di avere rimosso totalmente quanto accaduto durante quei mesi, che ebbero come triste epilogo il massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila, sotto gli occhi di un troppo "distratto" esercito israeliano.
Folman decide allora di intervistare i compagni d'armi dell'epoca: amici ed anche un reporter televisivo impegnato in quei giorni sul campo. Sarà il racconto di ognuno di essi a risvegliare la memoria sopita, a ricostruire il mosaico del conflitto. Queste testimonianze riporteranno alla luce i ricordi del regista, rendendoli via via più definiti, fino ad arrivare ai giorni cruciali della strage.
Il film è stato presentato in concorso al 61° Festival di Cannes e ha vinto il Golden Globe 2009 per il miglior film straniero. Ha ricevuto inoltre la nomination agli oscar come miglior film straniero.
Il titolo si riferisce ad un particolare episodio narrato nel film: un commilitone di Folman insieme alla sua compagnia è vittima di un'imboscata tra le strade di Beirut. La sua unica reazione è sparare all'impazzata con il mitra in direzione di cecchini che non riesce a vedere. Agli occhi del regista tutto questo appare quasi come una "danza", e l'intera scena avviene all'ombra di un poster gigante di Bashir Gemayel, politico libanese ucciso nel 1982.
Nonostante sia realizzato quasi interamente con tecniche d'animazione, Valzer con Bashir è un film che si colloca nel genere documentaristico. La pellicola di Ari Folman, regista e sceneggiatore israeliano, ripercorre con drammaticità i giorni della guerra libanese dei primi anni ottanta.
Ultimata dopo quattro anni di lavorazione, questa coproduzione che coinvolge Israele, Germania e Francia, si avvale di una grafica di forte impatto: emotiva, estremamente realistica, che a tratti non disdegna incursioni nel campo del surreale, con illustrazioni simili ai fumetti, ma "renderizzati" con l'aiuto della più recente computer grafica.
Avrebbe potuto, o forse avrebbe dovuto vincere l'oscar.

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